Siamo a Magonza (Mainz) che come cita Wikipedia, l’enciclopedia libera:
Magonza (in tedesco Mainz, in francese Mayence) è una città di 196.102 abitanti della Germania occidentale situata alla confluenza dei fiumi Meno e Reno, capoluogo del Land della Renania-Palatinato. Sede di un’università e di una diocesi cattolica, è molto nota per il suo carnevale.
Ma a noi effettivamente, pur essendo questo il periodo giusto, in questo caso ci interessa poco il carnevale… Piuttosto, siccome quella zona è ricca di valli coltivate a vigneti che producono degli ottimi vini fruttati rinomati in tutto il mondo (altra citazione da “La Guida della Germania – Germania Ovest”) e siccome un mio carissimo amico (grazie infinite Enrico!), quasi un fratello per me, mi ha portato per Natale il vino in oggetto, lo andiamo a degustare dopo due brevi parole sull’azienda.
La Famiglia Fleisher produce vino a Magonza oramai da 250 anni (precisamente dal 1742), una tradizione assodata quindi che come vedremo da ottimi risultati. I loro 20 ha sono distribuiti lungo valli laterali del fiume Reno rivolte a Sud, quindi in condizioni ideali per la coltivazione sia delle uve bianche che rosse, che grazie anche ai terreni rocciosi e sabbiosi maturano molto lentamente producendo aromi varietali intensi.
Da sottolineare secondo me è la loro filosofia: Poco è Più (Less is More) che si può riassumere suppergiù così: Meno grappoli in vigna = più qualità nel prodotto finale.
Ma bando alle ciance: iniziamo la degustazione…
Il vino si presenta limpido, di un colore giallo paglierino dai tenui riflessi verdolini (segno molto probabilmente della presenza di una spiccata acidità) e consistente (le lacrime scendono molto molto lentamente, indice della presenza importantissima di glicerina).
Al naso possiamo rilevare come il vino preferisca puntare sulla finezza delle suoi riconoscimenti piuttosto che sull’impatto olfattivo; lo possiamo infatti definire abbastanza intenso e abbastanza complesso/complesso con non troppi riconoscimenti, ma sicuramente ben definiti.
Di conseguenza possiamo giustificare la sua finezza con l’eleganza dei riconoscimenti, primo fra tutti la frutta, secca e appassita (sembra quasi di avere sotto il naso dei gherigli di noce sotto miele), miele di acacia e spezie dolci come cannella (sicuramente un passaggio in barrique), ma anche anice stellato e note smaltate.
Andiamo adesso ad assaggiarlo:
Dolce, caldo, morbido – Fresco, abbastanza sapido. Di corpo. Buon equilibrio gustativo.
La freschezza e la morbidezza molto presenti oltre a premiare l’equilibrio del prodotto stanno sicuramente ad indicare l’attacco da parte di una muffa nobile in vigna.
Continuiamo con l’esame gusto-olfattivo e troviamo una piacevole corrispondenza anhùche qui con una buona intensità e persistenza.
Il prodotto sembra non voler mai scivolar via dalla bocca.
Il vino è fine. Maturo (non migliorerà ancora molto pur avendo dalla sua ancora una spiccata acidità)
Tendente all’armonia.